La formula vincente per raggiungere la felicità lavorativa

Questo post è dedicato a coloro che ogni giorno si alzano e sono davvero artefici del proprio destino. In altre parole ad imprenditori, freelance, e consulenti, che se non producono non mangiano. Punto.
Se sei un dipendente puoi rimanere anche tu per ridere delle disgrazie altrui o forse ti può essere utile per decidere se sei davvero pronto per lasciare tutto e metterti in proprio.

Prima però devi sapere una cosa su di me.

Sono il più inguaribile degli ottimisti ma preferisco la pratica alla teoria. Preferisco parlare di cose vecchie ed efficaci piuttosto che di novità che non servono a niente.
Adesso possiamo iniziare.

Sicuramente avrai letto anche tu quella perla di saggezza di Confucio:

Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua.

lavora-o-muori-di-fame

 

Confucio si sbagliava alla grande e tu lo sai benissimo.
Nonostante anche su Linkedin la gente pubblichi a giorni alterni questi aforismi, la verità è che ci si vuole prendere in giro ed alla fine è il motivo per il quale a furia di voler fare ciò che ci piace anche gli ottimisti diventano tristi e sfigati.

Parafrasando Confucio: fai un lavoro che ti piace e morirai di fame o mangerai davvero poco, o male o entrambi. Tutti i Santi giorni.

Il punto è che, obiettivamente, è impossibile nel mondo reale trovare qualcosa che abbia solo cose belle e facili.

Parliamo di te. Tu fai un lavoro che ti piace. Ma cosa ti piace del tuo lavoro? Aiutare gli altri con la tua competenza ed incassare i soldi. Punto.

Non mi dire che ti piace andare a cercarti ogni maledetto cliente e scovare ogni contratto perché ti stimo ma sei davvero un essere speciale.

Vendere è il 66,66% di ciò che ti serve per essere felice, lavorativamente parlando.

Piccola digressione propedeutica: percezione e visibilità

Al Ries, il padre del posizionamento di marca, nel 2014 scrisse un post banale ed illuminato.

Ecco qualche estratto interessante:

redbull-e-percezione“Qual è il miglior energy drink? Red Bull, naturalmente.
Qual è il miglior caffè? Starbucks, naturalmente.
Qual è il miglior smartphone? L’iPhone, naturalmente.”

Non esistono prodotti qualitativamente superiori? Sicuramente. E perché allora questi sono considerati i migliori?

“L’intuizione fondamentale è la percezione. Non ci sono fatti. Tutto nella vita è percezione. Non ci sono prodotti di qualità superiore. Ci sono solo percezioni superiori nella mente dei consumatori. “

A livello teorico, come suggerisce Al Ries, creare un prodotto migliore potrebbe essere facile quanto inutile.

Meglio essere “il primo che il migliore”.

Essere o esserci questo è il dilemma.
Posizionamento di marca, percezione, valore percepito sono tutte cose che potrebbero sembrare inadatte a noi comuni mortali, piccole imprese e liberi professionisti. Non è così ma andiamo ugualmente in un terreno più pratico.

La cugina povera della percezione si chiama visibilità.

Sullo stesso piano di pensiero del discorso precedente prova a chiederti:

– Chi è la migliore agenzia di comunicazione?
– Il più bravo agente immobiliare?
– Il prodotto assicurativo che ti serve?

Rispondi in modo concreto, su scala nazionale, regionale, provinciale in un modo insomma dove realisticamente ti trovi coinvolto.
Nella maggior parte dei casi la risposta è dettata da chi c’è non da chi è.
Non è questione di percezione ma di essere presenti, di essere visibili.
Tu hai la soluzione per il mio problema finanziario?
Si? E chi ti ha mai visto? Dove sei?

L’affermazione precedente può essere azzardata ma pensa a quante volte hai detto: quello ha le amicizie… e mi darai ragione.

Quello che ti soffia i clienti non pensare sia percepito come il migliore ma lui c’era e tu no. Punto.

Non prendertela con gli altri e migliora la tua visibilità

Se continui a non capire sarai continuamente invischiato in una melma di tristezza ed insoddisfazione. Un pessimista cronico o uno stupido ottimista.
Non ti seccare se ti offendo, naturalmente parlo anche di me.

Proprio ieri parlavo con un collega riguardo ad un’agenzia di comunicazione locale che sta facendo una marea di lavori.
Sono delle capre ma i clienti li prendono ogni giorno. Noi invece che siamo quelli bravi no.
Continuando con gli esempi mi spiace ammettere che la migliore web agency del paese è Seat ed anche qui non è questione di percezione. Il fatto è che ogni giorno migliaia di agenti vanno in giro a cercare clienti ed a vendere. E vendere i tuoi prodotti e servizi a te fa schifo?

Adesso tocca ancora a te. Nel mercato dei finanziamenti, delle assicurazioni, della vendita di pomodori non hai la stessa sensazione?

La formula vincente per raggiungere la felicità lavorativa

In un mercato altamente competitivo, nel mondo reale, la formula vincente è questa:

Fai solo per 1/3 il lavoro che ti piace e sarai felice!
In sostanza la creazione del prodotto deve avere solo 1/3 del nostro impegno temporale e finanziario.
Il restante tempo ed i 2/3 del nostro budget devono essere dedicati alla promozione ed alla “vendita”. Punto.

Io ho speso circa due ore a scrivere questo post adesso dovrò impegnarmi affinché sia letto, condiviso, commentato.
Il fatto che sia un bel post, a me piace, non mi darà da mangiare.

My2cents for “Content is King but Distribution is King Kong”

1) Se devi spendere 2000 euro per un nuovo sito web hai dunque altri 4000 euro per promuoverlo?

2) Se vuoi scrivere un post che parli della tua impresa hai i soldi per sponsorizzarlo e/o il tempo per condividerlo a dovere?

3) Se sei ancora lì a sistemare il tuo profilo su linkedin la vuoi smettere? Vai a trovare le persone…

4) Stai cercando una grande agenzia di comunicazione? Fantastico. Ma un direttore commerciale ancora più bravo ce l’hai?

5) Altre idee ti verranno sicuramente…

*questo post è apparso originariamente su Pulse